Scrivere di Grotte – di Giuliano Villa

Un libro a sé. Parla di grotte ma non di speleologi, di Plinio ma non di Romani.  Inizia appunto con Plinio il Vecchio che, raccontando erroneamente il cuniculum, trascinò nell’equivoco, dopo una pausa di millecinquecento anni, gli eruditi del XVI secolo e quelli di lì a venire. Il lavoro tralascia così l’aspetto fisico delle grotte per concentrarsi sulle tracce scritte, inseguendo insieme alle citazioni colte, anche la visione che le diverse epoche avevano di tali fenomeni. Fermo restando che le grotte rimasero sempre ben presenti, oltre che nelle consuetudini pastorizie, nella vita reale di tutti i fuggitivi ed esuli che di volta in volta trovano in esse un buon nascondiglio. Ospitando nelle diverse epoche Valdesi in fuga e Partigiani e incessantemente nel corso della storia banditi e briganti, si trovarono alla fine dell’Ottocento a subire i primi tentativi di turisticizzazione. Insomma un lavoro lungo quattro secoli che si ferma al nascere della moderna speleologia.

Il libro è disponibile presso il gruppo GSP,

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